Bobby Henderson è uno scienziato intelligente che ovviamente ritiene questa una solenne idiozia. La forma della sua protesta è creativa.
Il suo ragionamento è il seguente: se la teoria creazionista dell’Intelligent Design (quella standard propugnata dai conservatori americani che ritiene di ritrovare la propria legittimità nella Bibbia) deve trovare posto nelle aule di biologia, così lo dovranno altre eventuali teorie creazioniste alternative. Non essendocene di disponibili sul mercato, lui ne inventa una: “FSM Flying Spaghetti Monster”.
Fin qua niente d’eccezionale. L’argomento però ha presto catturato la fantasia di molti scienziati che da tutto il mondo hanno cominciato a costruire la teologia, la scienza ed addirittura l’arte sacra alla base del FSM. Il fenomeno si è rapidamente esteso a macchia d’olio (2 milioni di hits al giorno sul website, articoli tra gli altri su Der Spiegel, The Guardian e Liberation) . Il risultato è esilarante.
È stato un lungo processo che, secondo la ricostruzione degli organizzatori, non aveva nulla da invidiare, in quanto a contenuto epico, all’epopea di Gilgamesh: “…sono partite, molto tempo fa. Erano in 41… le dure prove ne hanno ridotto i ranghi settimana dopo settimana… solo 6 so qua con noi, ora, per la prova più dura…”.
La prova più dura consisteva in una mezz’oretta su e giù per la passerella e un’intervista con la presentatrice.
Insomma nessuno chiedeva loro di avere la brillantezza di Paolo Bonolis o l’acume di Umberto Eco ma la performance delle poverine non è stata delle migliori.
Ad un empasse della serata (l’illustre giuria ritardava il verdetto) la brillante presentatrice ha inopinatamente chiesto loro di scatenarsi, di liberare il loro entusiasmo con un ballo sulla passerella. Al fuori programma la prima si è mostrata terrorizzata, ma poi, alla parola passerella, pavlovlianamente, ha inserito il pilota automatico e ha ripetuto l’unica cosa per cui era programmata quella sera: 5 passi fino a metà passerella, sosta a mostrare la gamba destra, allungo fino in fondo, piroetta, cipiglio imbronciato ma sexy, bacio alla telecamera e ritorno. E a seguire le altre 5.
E siccome miss Coconuts non è solo un bel corpo ma una ragazza moderna, intelligente e piena di glamour, le poverine sono state sottoposte al quiz. Le domande erano di una semplicità disarmante. Trasportate nel contesto italiano potrebbero essere “come si chiama il presidente del consiglio” o “che è l’attuale papa?”.
La platea è esplosa quando alla domanda “Come si chiamava il primo presidente del Mozambico?”. La bella Carla ci ha pensato un attimo, ha levato le braccia al cielo e entusiasta ha risposto “Eduardo Mondlane!”. (NDR: Eduardo Mondlane è stato un grande eroe dell’indipendenza ma purtroppo è morto 6 anni prima della dichiarazione dello stato del Mozambico, e Samora Machel, il vero primo presidente del Mozambico, anche grazie alla sua prematura morte, gode tuttora di un prestigio enorme, simile forse, anche come carica iconografica, a quello di Che Guevara o Patrice Lumumba).
In una manovra fin troppo politicamente corretta, al terzo posto è stata votata una bianca, di origine europea. La seconda era della minoranza indiana e la reginetta, la bella Carla appunto, era di indubitabile origine bantu. Assieme all’ambita coroncina si è pure portata a casa una simpatica utilitaria.
Insomma una pagliacciata.
Chi fa vita da aeroporto e hotel e ama le idiosincrasie italiane immagino convenga che questo batte l’iPod 10-0.
A Maputo capita spesso di venire bloccati al lato della strada perché la carovana del Presidente o di qualche ministro attraversa la città in gran carriera.
Ma oggi di più.
Oggi è un giorno speciale, se ho capito bene ci dev’essere una riunione del SADC, la South African Development Community. I suoni di bande militari e inni nazionali che provengono dal palazzo sembrano confermare questo (dopo qualche inno nazionale ora sto sentendo Guantanamera!).
La carovana che mi ha bloccato questa sera trasportava i dignitari al ricevimento offerto dal presidente al palazzo di Ponta Vermelha.
Si apriva con le moto dei corpi speciali: poliziotti ben addestrati con cui è meglio non scherzare. A questi seguivano alcuni mezzi dell’esercito e poi son cominciate le Mercedes nere, in una delle quali penso di aver riconosciuto il Presidente della Repubblica.
Lo splendore continuava con una folta squadra di militari con moto di grossa cilindrata in alta uniforme, e ancora molte macchinone grandi con molte bandierine. Poi le Mercedes si son trasformate in BMW, poi in Toyota per chiudersi, con molto decoro, con una Kia e una Nissan primera.
E solo ad una ventina di metri dall’ingresso del palazzo alla Ponta Vermelha ho visto un cittadino speciale porgere i propri onori a tanta maestà. Si trattava di un mendicante che spesso vedo vagare per le strade di Maputo chiacchierando con gli uomini invisibili. Questa sera era vestito di una camicia stracciata ed uno strano cellophane a mo di mantellina. E sotto nulla.
Non ne sono sicuro, ma mi è parso che per onorare il passaggio dei dignitari abbia fatto un sorriso e con una lieve scossa del bacino, abbia vistosamente e con molto orgoglio fatto dondolare il suo impudico stendardo. Onore al potere.
Come mi piacerebbe una dipendenza ordinaria, chessò, crack cocaine o fumi di colla. Invece deve essere “the weakest link”, quel sadico gioco a quiz della caustica e crudele Anne Robinson. Colpisce subdolamente in quel momento di spossatezza mentale appena tornato a casa dal lavoro prima di preparare la cena. Ce la faccio a malapena a prepararmi il gin-tonic e il vergognoso rituale si ripete. Comincio sforzandomi ad assistere alle notizie del TG mozambicano, ma duro poco. Salto a piè pari la televisione portoghese così come RAI International.
Mi illudo che non mi fa nulla, che sono più forte, che una domanda la posso ascoltare, e poi giro. Ma naturalmente tutto è vano. Mi appassiono immediatamente per le vittime vessate dalla malvagia Anne, mi rammarico per la pochezza del genere umano che alla domanda “Di quale nazione in C la Dalmazia è una regione costiera?” rispondono esitanti “Canada?” e naturalmente ogni giorno vedo la fine del programma. E con la discesa dei i titoli di coda sale quel vago senso di colpa che mi fa tornare in mente quelle domeniche quando spendevo 800 lire di troppo al bar al videogioco BombJack.
Senza le espressioni “È emergenza”, “Ma c’è polemica!” e “Sentiamo il parere dell’esperto”, il TG1 terminerebbe alle 20:20.