Mulungo
sabato, ottobre 22, 2005
  Esotico e misterioso nord-est
"L’incontro mancato" di Marco Aime è un saggio interessante articolato e pieno di succosi aneddoti sui fraintendimenti e le illusioni di quel tipo di turismo definito d’avventura o “alternativo” nei paesi del terzo mondo.

Le conclusioni sono tristi e deprimenti: la penetrazione nella vita e nella cultura delle popolazioni locali da parte del turista é una pia illusione, desiderata senza senza reciprocità solo dallo stesso turista, e adogni tentativo di contatto tra il viaggiatore occidentale e il locale si frappongono molteplici strati di incomprensioni che rendono alla fine questo contatto impossibile.

In primo luogo a compromettere le possibilità dell’incontro c’è il desiderio del turista di ritrovare un esotico inesistente creato ad arte dalle guide turistiche e dalle agenzie di viaggi.

Poi c’è la normalità della popolazione locale che si adatta e ricrea l’esotico ad immagine dell’aspettativa del turista.

Ed infine c’è l’immagine distorta che il locale ha del turista occidentale facilmente spersonalizzato e immaginato come portatore di immani ricchezze e stranezze d’ogni tipo.

A questo proposito mi viene in mente un commento di un anziano signore che non ricordo più nemmeno se ho conosciuto personalmente, visto in televisione o se ho letto di lui su un giornale. Questo signore parlava dello spaesamento vissuto da lui, allora giovane immigrato Mozambicano, nel Portogallo nei primi anni settanta. A Lisbona non rimase a bocca aperta per l’architettura manuelina del Monastero di Geronimo o per il lusso del Rossio, bensì nel vedere un bianco che faticava su un’impalcatura con una gerla di mattoni sulla schiena, o un altro a chiedere la carità per strada. Nel mondo a cui era abituato, i bianchi erano tutti solo ricchi e potenti.

Questo rompe stereotipi nella stessa maniera in cui il backpacker, nella sua convinzione di essere il primo a mettere piede in territori remotissimi, esotici ed inesplorati, rimane sconcertato quando vede bella matrona che vende kassava al mercato di Maputo, tra le pieghe del coloratissimo vestito tradizionale, estrarre un piccolo Nokia per informare la cugina che il marito di quella becca di vicina è stato visto passare con un'altra signorina sconosciuta.

Tra poco più di un mese torno in Italia, per la prima volta con la mia splendida Maimuna.
Non sarà un esperimento antropologico, sarà una meravigliosa vacanza, ma questo blog sarà debitamente informato su che cosa impressionerà di più la mia fidanzata nel nostro idilliaco viaggio nel nord-est. Sarà piazza San Marco a Venezia? Saranno le osterie di Cividale? Sarà la neve? Saranno i Senegalesi che vendono “Terra di Mezzo” nella galleria Bardelli? Che curiosità…


 
lunedì, ottobre 10, 2005
  Di giorno leone
Sono stato di nuovo derubato. Questa volta ha fatto particolarmente male: ho perso tutti i documenti d'identità, le carte di credito, la patente, contanti sufficienti per un weekend di lusso per due persone in un posto fighetto sulla costa, il cellulare seminuovo, un Victorinox con tutte le funzioni del mondo, un paio di shorts e addirittura un paio di boxer attillati e sagomati.
La perdita del permesso di soggiorno Mozambicano mi sta regalando momenti meravigliosi. Sono 4 giorni di seguito che ritorno al Dipartimento dell'Immigrazione e vengo rimandato a casa perchè: 1) manca la fotocopia della ricevuta. 2) La lettera di richiesta del duplicato non contiene un paragrafo facente menzione del mio lavoro 3) come posso presentarmi alle 14:45 quando l'ufficio chiude alle 15:30 4) Oggi ho da fare torna domani.
Ma la vera mazzata è la perdita della patente. Pare che viaggiare senza patente sia un'offesa solo un gradino piú lieve dell'alto tradimento. QUESTA regola non si infrange.
Ho passato una settimana a seguire i consigli piú svariati. "ho un amico che ha un amico che puó scriverti un permesso ...", "questo dipartimento di polizia puó rilasciarti un lasciapassare", "mio cug(g)ino ha un vicino che stampa patenti perfette...". Tutte palle che hanno solo aumentato la frustrazione.
Ho deciso di reagire chiedendo in prestito una vecchia mountain-bike che sabato scorso, aaah che soddisfazione all'Amaro Averna, ho rimesso perfettamente a posto.
Sará una cosa culturale o sará qualche particolare che mi é sfuggito, ma mi pare d'essere l'unico ciclista in giro per cittá. Sicuramente l'unico bianco.
Domenica ad ora di pranzo faceva caldo . Stavo facendo i primi "road tests" della bicicletta e mi trovavo nella piazza dell'Indipendenza. È passato un grande Land Rover sudafricano, di quelli alti equipaggiati per trasportare i turisti nei safari.
Mi hanno superato lentamente ed un turista ha richamato l'attenzione degli altri indicandomi vistosamente. Tutti si sono girati per accompagnare la mia salita affannata. In quel momento, chissà perché, l'attrazione ero io.
In un certo senso, una domenica da leone.
 
Mulungo è Shangana. Shangana è una delle principali lingue del Mozambico meridionale. Mulungo significa uomo bianco o straniero. La parola ha un’accezione spregiativa. Questo è il blog di un Mulungo friulano che fa il travet tra due banche di microfinanza in Mozambico ed Angola.

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